HANFIYA: UN FIORE NEL DESERTO
Auto-sostenibilita' per una libera educazione
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Hanfiya School è un progetto rivoluzionario nella lotta contro l’analfabetismo femminile in India, e particolarmente tra le comunità musulmane più indigenti, dove una bambina su due, tutt’oggi, non ha accesso alla scolarizzazione. La formula vincente di Hanfiya è stata di offrire alle studentesse non solo educazione gratuita, ma anche vitto, alloggio, cure mediche, vestiario, libri, penne, quaderni e quant’altro, per un periodo massimo di 8 anni consecutivi. Per molte famiglie povere indiane, una bocca in meno da sfamare, per un così lungo periodo di tempo, può fare davvero la differenza. Spesso vengono iscritte 2 o 3 sorelle assieme, in un caso addirittura 6 sorelle sono arrivate tutte insieme alla scuola. Una scelta, quindi, che può essere vitale per famiglie che sopravvivono in una economia di sussistenza. Questa intuizione si è infatti dimostrata felice: in 8 anni la scuola è passata da 5 a 130 scolare.
Il progetto è il risultato delle intenzioni, degli sforzi e della passione di una giovane coppia, Zainab Banu e Haji Khan, che ha dedicato la propria vita all’importanza dell’educazione femminile. Quello che Zainab e Haji hanno fatto fin’ora profuma davvero di miracolo, dal momento che in tutti questi anni hanno potuto contare esclusivamente su donazioni private e spontanee. Le cose hanno cominciato a cambiare quando la scuola è stata visitata da una vecchia scrittrice e studiosa dell’India italiana. Marta Franceschini è infatti arrivata “casualmente” ad Hanfiya nel 2018, ed è rimasta così impressionata dalla sfida portata avanti da quei due giovani coraggiosi, che ha deciso di provare a fare qualcosa per loro.
Nasce così il progetto UN FIORE NEL DESERTO. L’idea era di aprire un laboratorio artigianale all’interno del complesso scolastico, assumere alcune lavoranti appartenenti alla comunità semitribale che vive nel deserto circostante alla scuola, e iniziare una produzione volta al mercato equo e solidale nel mondo. In altre parole, un’attività che potesse, nel giro di qualche anno, rendere la scuola auto-sostenibile e far sì che l’educazione di quelle 130 ragazze diventasse non solo un miracolo, ma anche una certezza. Nello stesso tempo il nostro intento era di emancipare le donne marginalizzate del deserto, (che danno prova nel loro abbigliamento di essere fantastiche ricamatrici), offrendo loro un salario, una formazione, e l’occasione di raggiungere obbiettivi e assumersi responsabilità che possano rafforzare la loro dignità personale. Insomma: un invito all’autonomia, nel rispetto dei valori etici, dell’uguaglianza di genere e della salvaguardia dell’ambiente.
Grazie a una prima campagna di micro-donazioni, il 14 ottobre 2018 il laboratorio è stato ufficialmente inaugurato, col taglio della prima borsa, da Marta Franceschini e una prima sarta, sedute sul pavimento della veranda della scuola. Il laboratorio ha in seguito accolto due lavoranti salariate, e 3 tirocinanti scelte tra le studentesse più anziane della scuola. La produzione ha cercato un compromesso tra la moda super-colorata e decisamente stravagante del deserto e il gusto più castigato dei mercati occidentali. Ottenere dal gruppo di lavoro un’attenzione ai dettagli e alle rifiniture, irrilevanti per la loro tradizione e la loro mentalità, ma essenziale per il mercato estero, è stato un altro importante traguardo da raggiungere. Infine, l’obbiettivo finale era necessariamente trovare compratori e clienti interessati non solo alla nostra produzione, ma anche alla nostra missione.
Durante questi primi 6 mesi di lavoro è stato allestito il laboratorio (50 mt quadri, 4 finestre, 2 porte), arredato con un grande tavolo da lavoro, 2 macchine da cucire nuove e 3 usate, 7 bauli per le stoffe, e corredato di tessuti e accessori. Sullo stesso piano dell’edificio sono inoltre state realizzate due camere con bagni (per la curatrice del progetto ed altri eventuali professionisti del design), montati 7 ventilatori in tutta l’area di lavoro, organizzato un angolo-cucina per il thè nelle pause previste, installato un piccolo impianto di energia solare per sopperire ai frequentissimi tagli di corrente, e acquistato un’auto per gli approvvigionamenti dei materiali.
Nel frattempo, abbiamo stabilito contatti con 4 negozi in Italia, e venduto a sostenitori e amici oltre 300 borse. Il nostro progetto è stato scelto da una Agenzia di marketing di New Delhi (www.joiiehotels.com), nell’ambito della loro campagna di responsabilità sociale, per offrirci assistenza marketing gratuita: hanno disegnato il nostro logo, e costruito per noi un sito professionale. Siamo anche stati contattati da una Onlus italiana (www.mancikalalu.com) che sta considerando di sostenere il nostro progetto nel futuro, e che ha inviato due dei suoi membri a visitare di persona la nostra struttura. Infine, abbiamo addirittura suscitato l’interesse del dipartimento di Antropologia dell’Università di Bergamo, che vorrebbe svolgere presso di noi una ricerca sul tema della “marginalizzazione e auto-sostenibilità”.
Possiamo quindi concludere che il progetto UN FIORE NEL DESERTO ha nei suoi primi 6 mesi di vita dato prova di possedere grandi potenzialità e possibilità di sviluppo futuro. Si tratta ora di passare da un’anteprima entusiasmante e creativa, ma un tantino improvvisata, ad una struttura commerciale più solida e continuativa, capace di aprisri a un mercato più vasto e in grado di rispettarne i tempi e gli standard qualitativi. In altre parole, dare forza, dignità e autonomia a questo audace fiore, nato nel deserto, affinchè possa trasformarsi davvero in una risorsa attiva e sicura, e garantire così il diritto a un’educazione libera e gratuita per tante bambine indiane.
Marta Irene Franceschini è giornalista, scrittrice e studiosa dell’India da oltre 30 anni. Vincitrice di premi e finalista in numerosi concorsi, ha pubblicato cinque romanzi e un saggio, ha firmato i testi di molti documentari, pieces teatrali, ed è autrice premiata di video sperimentali.
Nel 2012 ha conseguito un diploma Mphil in Storia Medievale presso la Jawaharlal Nehru University di Nuova Delhi.
Ha interamente ideato e reso possibile, grazie al suo impegno volontario e gratuito, il progetto UN FIORE NEL DESERTO, al quale sta dedicando tutto il suo tempo, le sue energie e la sua creatività.
